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Greta sprona i suoi sostenitori italiani.

Demetra - Chiara Zanichelli

Greta sprona i suoi sostenitori italiani.

Greta Thumberg ha smosso ancora una volta migliaia di persone. Questa volta lo ha fatto a Roma, in Piazza del Popolo, per il Friday For Future italiano. L’adolescente svedese, nella tappa italiana, non ha fatto mancare la sua presenza alla manifestazione ispirata all’azione in difesa del clima da lei intrapresa, fin dall’agosto scorso, con il presidio dinnanzi al Parlamento di Stoccolma il venerdì di ogni settimana.

La sua petizione si rivolge non solo ai tanti giovani che, vivendo il presente, hanno a cuore il futuro proprio e del pianeta, ma, soprattutto, ai politici, i quali sono accusati di essere impotenti di fronte ad una sfida contro i cambiamenti climatici che appare ardua ma non ancora persa.

I giovani, di tutte le età, sembrano ritrovarsi come un popolo all’unisono al richiamo di Greta, sospettata, però, da molti di essere controllata da qualcun altro, che la governa alle spalle, i cui obiettivi, però, non sono tuttora chiari ed espliciti.

La giovanissima studentessa, affetta dalla sindrome di Asperger – un disturbo dello spettro autistico –, è spigliata, sa il fatto suo, nasconde un sorriso sornione dietro le treccine bionde dei suoi capelli. Ha avuto la capacità di far tornare i giovani in piazza, per un obiettivo imponente e, al tempo stesso, insidioso, il cui raggiungimento è pur sempre rimesso alle singole coscienze e ad un lavoro collettivo, che, si spera, non finisca in una mera bolla mediatica.

«La semplicità e l’innocenza di Greta disarmano i potenti e il mondo della comunicazione» dice Chiara Zanichelli, biologa-nutrizionista ed esperta ambientale, a proposito della piccola Greta e del movimento d’opinione che ha stimolato. «Il suo messaggio colpisce più di mille campagne perché smonta sul nascere i dubbi che accompagnano ogni movimento ambientalista: quali interessi ci sono dietro? Una sedicenne come Greta ha un solo interesse: curarsi del suo futuro. Dunque, dell’ambiente che la circonda, della terra, dell’aria e dell’acqua. Della qualità della vita. La passione di Greta è il nostro interesse. Questa sua innocenza che appare solidissima pur nella fragilità e nell’ingenuità di una ragazzina, va oltre ogni strumentalizzazione. La rende trasversale. Vincente. Mi piace. Greta non propone soluzioni, le chiede. Apre il cuore alla speranza. Da sola neanche Greta può fare. Ma insieme possiamo farcela».

Greta Thumberg all’inizio di questa settimana ha, così, incontrato, inizialmente, gli europarlamentari a Bruxelles, poi, proseguendo sempre con il treno, è giunta qui in Italia per gli appuntamenti, prima, con il Papa in Vaticano, poi, con i senatori a Palazzo Madama, infine, con i suoi sostenitori nostrani in Piazza del Popolo. Oltre che per le sue proteste, Greta è conosciuta pure per i suoi spostamenti con i treni, considerati maggiormente sostenibili rispetto all’uso di automobili e di aerei. Secondo le nostre Ferrovie dello Stato, infatti, «sono solo 44 grammi per chilometro, le emissioni inquinanti del treno a fronte di 118 dell’auto, 140 dell’aereo e 158 dei camion».

A Greta e a suo padre non hanno spaventato i moltissimi chilometri percorsi, seduti in vagone del treno, che separano la Svezia dall’Italia. Questa scelta può sembrare quasi un ritorno romantico al passato, quando ci si spostava con le corriere ma le distanze erano più brevi, tuttavia ha in sé una forte connotazione simbolica, come ci spiega Zanichelli: «La comunicazione ha bisogno di simboli. Greta sceglie il treno come mezzo. E noi? Il treno inquina meno, costa meno, consente di creare comunità». «Il messaggio ancora una volta mi sembra chiaro: soprattutto la civiltà occidentale stressa i tempi» continua la biologa. «Bisogna recuperare minuti, spazi, luoghi. Ad ogni costo. Greta ci dice che l’esasperazione ci condanna a un mondo peggiore. Sarebbe un errore cadere nell’eccesso opposto. Non dobbiamo più utilizzare aerei, treni veloci, auto? Dobbiamo rinunciare al progresso? Mai! Il progresso però deve essere sostenibilmente umano. Costruito per le persone, non contro le persone. Scienza, tecnologia, innovazione sono conquiste irrinunciabili. Umanizziamole» conclude.

La protesta di Greta e di tanti manifestanti, nonché la decisione di scegliere il trasporto su ferro per viaggiare mantiene aperto il dibattito pubblico sulla mobilità sostenibile. In particolare, di come incentivarla e garantirla in città dove il sistema di trasporto pubblico è un colabrodo. Per Chiara Zanichelli è pacifico come fare: «Ci sono luoghi del mondo destinati ad aprire nuove strade. Ci sono luoghi nei quali manca una vera capacità innovativa. In questi casi la soluzione più semplice è banale: copiare. Copiare da chi sa fare bene. Ma anche per copiare ci vogliono capacità e competenza».

Il viaggio in treno è un simbolo di questa lotta alla consapevolezza e all’azione contro il riscaldamento globale portata avanti dall’adolescente scandinava, ma ha rischiato di essere anche il luogo fisico e metaforico della debacle di tutto il suo attivismo. Appunto, Greta, in uno dei suoi spostamenti su ferro, è stata fotografata intenta a mangiare cibo confezionato in packaging di plastica, materiale che, da sempre, rappresenta l’emblema delle battaglie per l’ambiente e contro il consumismo.

Oggi, è tutto precostituitoprecotto e preconfezionato. Il poco tempo disponibile, la poca voglia di mettersi a cucinare o pulire le verdure fresche, rende questi prodotti più comodi, più appetibili e più richiesti nei supermercati. «Chi ha la possibilità di comprare a chilometro zero è fortunato. Non sempre questo è facile, soprattutto nelle grandi città dove il caos e la frenesia regnano sovrane. Nelle metropoli il chilometro zero non esiste. Ciò, però, non deve farci calare l’attenzione. Ogni consumatore deve essere consapevole oltre che responsabile e non può e non deve rinunciare alla tracciabilità» afferma Zanichelli, anche nella duplice veste di nutrizionista e di consulente per la sicurezza alimentare. «Dobbiamo imparare a conoscere e riconoscere i nostri alimenti» elogiando la lentezza, riscoprendo, nel piccolo, l’arte della cucina, la convivialità, i sapori e gli odori.

Nella sfida ai cambiamenti climatici e alla scelta di uno stile di vita più sano e sostenibile, la scuola può fare la sua parte. Ne è convinta la stessa Zanichelli che, accanto alle sue numerose attività, abbina anche quella di docente di scuola secondaria di secondo grado: «La scuola è il luogo dove si partorisce la società. La cultura di città sostenibili nasce a scuola. Gli studenti sono i promotori più efficaci. Se le famiglie sono cresciute nella coscienza ecologica è grazie al decisivo stimolo dei giovani. Il mondo non è nostroNon è dei giovani. Lo abbiamo ricevuto in prestito per le generazioni che ancora devono nascere». «Coscienza ecologica», insiste Zanichelli, «significa impegnarsi a restituire alle future generazioni un mondo migliore di quello che abbiamo ricevuto noi. Negli ultimi decenni, questo non è avvenuto. Dobbiamo invertire la rotta. È urgente. Bastano anche piccoli gesti quotidiani, come dico ai miei studenti. L’educazione ambientale è multidisciplinare e non a caso rappresenta un pilastro in materia di cittadinanza attiva, oltre che una competenza di base, ma deve diventare un habitat mentale, non una disciplina da insegnare e studiare».

Chiara Zanichelli saluta noi di Istituzioni24.it e i nostri lettori, lasciando un messaggio: «Dobbiamo tutti riscoprire la genuinità e la semplicità. In tutto, a partire dagli alimenti che mangiamo. Dal cibo e dalle bevande: i veri frutti della passione che la terra ci offre. Nella scelta di cucinare prodotti di stagione e, principalmente, delle nostre terre e della nostra tradizione. Riscoprire il piacere di città in larga parte senza auto. Scegliere di utilizzare il trasporto pubblico. Accettare di percorrere anche qualche centinaio di metri pur di non rinunciare a differenziare lo smaltimento dei rifiuti, investendo così nel corretto conferimento».

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